Canzone quasi d'amore
(Francesco Guccini, "Via Paolo Fabbri 43"
1976)
- Non starò più a cercare parole che non trovo
- per dirti cose vecchie con il vestito nuovo
- per raccontarti il vuoto che, al solito, ho di dentro
- e partorire il topo vivendo sui ricordi
- giocando coi miei giorni col tempo
-
- O forse vuoi che dica che ho i capelli più corti
- o che per le mie navi son quasi chiusi i porti
- io parlo sempre tanto ma non ho ancora fedi
- non voglio menar vanto di me o della mia vita
- costretta come dita ...dei piedi
- Queste cose le sai perché siam tutti uguali
- e moriamo ogni giorno dei medesimi mali
- perché siam tutti soli ed è nostro destino
- tentare goffi voli d'azione o di parola,
- volando come vola il tacchino
- Non posso farci niente e tu puoi fare meno
- sono vecchio d'orgoglio mi commuove il tuo seno
- e di questa parola io quasi mi vergogno
- ma... c'è una vita sola non ne sprechiamo niente
- in tributi alla gente o al sogno
- Le sere sono uguali ma ogni sera è diversa
- e quasi non ti accorgi dell'energia dispersa
- a ricercare i visi che ti han dimenticato
- vestendo abiti lisi buoni ad ogni evenienza
- inseguendo la scienza ...o il peccato
- Tutto questo lo sai e sai dove comincia
- la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia
- per te sian tutti uguali siamo cattivi buoni
- e abbiam gli stessi mali siamo vigliacchi e fieri
- saggi, falsi, sinceri... coglioni
- Ma dove te ne andrai? ma dove sei già andata?
- ti dono, se vorrai, questa noia già usata
- tienila in mia memoria ma non è un capitale,
- ti accorgerai da sola, nemmeno dopo tanto,
- che la noia, di un altro, non vale
- D'altra parte lo vedi scrivo ancora canzoni
- e pago la mia casa pago le mie illusioni
- fingo d'aver capito che vivere è incontrarsi
- aver sonno, appetito, far dei figli, mangiare,
- bere, leggere, amare... grattarsi
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